“Un libro inutile.
Fastidioso, autocompiaciuto, sgradevolmente pruriginoso, racconta storie di
nessun interesse se non per l'autore. Dulcis in fundo, è pure scritto male.”
Leggo la recensione - una stella su cinque –
due volte, poi una terza. E’ identica a quella già fatta a Confessioni di un
pazzo di raro talento. L’ha scritta la stessa persona. Perché recensire due volte lo stesso romanzo (seppure pubblicato da due editori con titoli diversi)? Cerco le altre
recensioni che ha postato su Amazon: ha elogiato la Mazzagatti, dato cinque
stelle al libro della Scipioni, sfregiata con l’acido. Provo a calmarmi, ma
quelle parole mi bruciano, soprattutto “è
pure scritto male”. Ma c’è una cosa che non so spiegarmi: perché dopo avere
recensito Confessioni, ha recensito pure Tra un anno sarò felice? Dove ha
trovato la copia cartacea, visto che il libro è stato stampato in
duecentosessanta copie subito esaurite tre anni fa? Sono sensibile alle
critiche, mi feriscono. Lo so, dovrei infischiarmene: chi legge la Mazzagatti e
la Scipioni cosa può capire di letteratura? Eppure vorrei far sparire quella
recensione, almeno da Tra un anno sarò felice. La media di Confessioni è
quattro virgola quattro su cinque, quindi una recensione negativa mi dà meno
fastidio. La media di Tra un anno sarò felice era ancora più alta, ma non è mai
stato venduto su Amazon, quindi quella è l’unica recensione e il punteggio
resterà per sempre una stella su cinque. Cosa fare? Per prima cosa, provo a
comprare la copia cartacea offerta in vendita. E’ l’unica, forse togliendola da
Amazon spariranno per sempre Tra un anno sarò felice e la maledetta recensione.
Così, senza pensarci oltre, acquisto la copia, spendendo quattordici Euro per
riavere il mio libro. Fisso per l’ultima volta la fotografia della signora
bionda che ha fatto la recensione: mi ricorda qualcuno, ma non mi viene in
mente chi. No, forse mi sbaglio, non la conosco. Troppo vecchia - avrà quasi
sessant’anni – non può essere un’amante delusa.
Una settimana più tardi, mi arriva il libro.
Strappo l’involucro in portineria, giro la copertina e trovo una dedica: “A Egidio Vacchini, con stima e affetto.” Certo, ho autografato più di cento copie,
c’erano buone probabilità che fosse autografato! Egidio Vacchini è un mio cliente.
Lo conosco da venticinque anni. Un po’ mi dispiace che si sia venduto il mio
libro. Però era suo, l’aveva pagato, aveva il diritto di farne ciò che voleva.
Esco con Wigo, libro in mano, e vado a fare colazione. Mimmo, il barista, è un
amico. Gli mostro il libro e lui mi domanda: “Posso leggerlo?”
“Certo, ma non te lo posso regalare, perché è
l’unica copia che mi è rimasta.”
Torno a casa e non ci penso più. E’ la fine di
settembre, Tanya è a Mosca, sono solo. La solitudine ingigantisce i pensieri
tristi – almeno è così per me. Sono in attesa della recensione di David Frati
su Mangialibri. Ha recensito positivamente Confessioni di un pazzo talento, ora
deve recensire La principessa del carnevale di Rio. Entro la fine della
settimana avrò la risposta di Zerounoundici: ho inviato Undici al 17 (La fenomenologia di
Husserl e le notti di Milano - verrà pubblicato!). Sono nervoso, passo notti intere a editare i miei
scritti: riprendo a lavorare sui vecchi file e auto pubblico su Amazon versioni
integrali della mia trilogia. Nessuno la legge, è un lavoro faticoso e inutile.
La mia attenzione al dettaglio ha aspetti patologici: cambio persino la
punteggiatura, aggiungo una citazione, correggo un a capo: perché? Per chi?
Eppure, leggendo sul mio Kindle le versioni integrali, sono soddisfatto del mio
lavoro: Dimmelo domani e Dove fuggire sono rimasti inediti, ma io sono felice
di averli scritti – e non sono indulgente verso i miei scritti.
Ieri mattina, Egidio Vacchini viene in studio. In
realtà non ho più il mio studio, dopo otto traslochi ho ricavato uno studio in casa
e lì scrivo e lavoro. Ci salutiamo con un abbraccio, venticinque anni sono
tanti e le nostre vite sono state sconvolte da tanti avvenimenti. Io gli sono
grato che sia rimasto mio cliente e lui mi è riconoscente per averlo aiutato
nella sua separazione. E’ venuto per farmi leggere un contratto. Lavoriamo per
più di mezz’ora. Terminato il lavoro, mentre lui riordina le carte e le mette
nella cartella, io vado su Amazon e apro la pagina delle recensioni della
signora bionda. “Egidio, posso domandarti se conosci questa signora?” Giro
il computer.
Rimette gli occhiali da presbite, si avvicina
allo schermo e mi dice: “Sì, certo.” Mi guarda con aria interrogativa.
“Sai se ha letto il mio libro?” Lo fisso negli
occhi. Mi sembra che arrossisca un poco.
“Sì, lo ha letto. Le ho prestato la mia copia.”
“Posso farti leggere la recensione che ha
postato?” Non attendo la risposta, vado alla mia pagina e la apro.
Legge in un attimo (sono meno di due righe) e
mi racconta una storia incredibile: “Non prendertela, è una donna che ha avuto
una vita difficile.”
“E allora, deve stroncare il mio libro per
vendicarsi?”
“No, non credo che volesse stroncare il libro.
Non dovrei dirtelo, ma le cose sono andate più o meno così…”
Mi racconta che lei è iscritta a Meetic. Una
notte, mi ha inviato un messaggio. Io ero on line e le ho risposto subito che
non chattavo con signore solari, soprattutto se erano bianche e avevano più di
quarant’anni.
Qualche mese più tardi, a casa sua, lei ha
visto il mio libro (e la mia fotografia sulla quarta di copertina era la stessa
del mio profilo su Meetic). Gli ha chiesto: “Tu conosci questo idiota?”
“Sì, è il mio avvocato.”
Gli ha raccontato la storia di Meetic e si è
fatta prestare il libro.
“Bene, salutala da parte mia. Spero che su
Meetic abbia trovato l’anima gemella. Io mi sono iscritto a Afrointroductions e
non mi è andata male.”
Questa è la storia. La morale è semplice: se
scrivete (chi non lo fa, in Italia tutti scrivono, esiste la scuola
dell’obbligo!) non trattate male persone sole sui siti per incontri. Potrebbero
recensirvi…
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