domenica 29 maggio 2016

Luigi Sonzini

Luigi Battista Sonzini 10 luglio 1942, 21 maggio 2017. Requiescat in pace

Sta morendo, completamente dimenticato. In tanti dubitano che sia mai stato un artista: "E' soltanto un vecchio pazzo". Lui risponde sprezzante: "Sono il più grande artista della mia generazione. Fontana ha tagliato la tela, Burri ha bruciato i sacchi, io ho bruciato la tela vergine". Forse esagera, forse ha ragione. Qualcuno lo chiama "artista", tra virgolette. In quelle virgolette c'è tutta l'ignoranza, tutto il disprezzo degli invidiosi. Se io sono certo di sapere cosa sia un artista, è perché sono suo nipote. Io non so se un giorno le quotazioni delle sue opere ritorneranno ai livelli di una volta. In fondo, oggi quei venti milioni di lire non sono nulla, rispetto ai milioni di Euro degli artisti contemporanei pompati dai galleristi. Forse della sua vita non resterà nulla, ritrovando una tela bruciata, un uomo del futuro penserà allo scherzo di un burlone, a un gioco, e la getterà nella spazzatura. Siamo soltanto hardware che va in discarica, cenere che ritorna cenere. Questo era il suo unico messaggio, ripetuto infinite volte. Zio, per me sei stato più di un padre. Sei anche un vecchio pazzo, è vero. Ma in quei tuoi squarci sulla tela bianca, in quelle sovrapposizioni di tele e cornici inchiodate una sull'altra, io ho capito che il vero messaggio artistico è aiutare a guardare attraverso le cose, dietro alle cose, non contemplarne la superficie decorata di arroganti quanto effimeri colori. Questo ho messo nel mio primo romanzo, e sono stato fiero di fartelo leggere. Non è servito a nulla, non sono diventato uno scrittore, neppure tra virgolette. Ma in questo angolo di mondo affacciato sul lago Maggiore, nelle notti d'estate abbiamo parlato dell'arte, della vita e di Dio, tu religiosissimo, io agnostico. Non resta nulla, non resterà nulla, salvo i nostri ricordi e, se il Destino lo vorrà, la nostra opera di artisti. Ma è così che deve essere e tu, zio, l'hai sempre saputo.