giovedì 17 dicembre 2015

L'importanza di giudicare (e giudicarsi)

"Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi." (Matteo 7,1)
Cosa desidera, più di ogni cosa, un artista? Essere giudicato. Ed essere giudicato proprio con il suo stesso metro di giudizio! Prima di esprimere luoghi comuni buonisti, rifletteteci. L'uomo - l'ho scritto molte volte - ragiona per contrari. Ha bisogno di un termine di paragone, di un metro con due estremità. Chi non si giudica non dovrebbe mai fare l'artista. Chi si giudica, si giudica confrontandosi agli altri, dunque giudica. A volte, non esprime giudizi in pubblico (pudore, educazione), ma questo non significa che non giudichi (e si giudichi). Giudicare significa confrontare la realtà con un'altra realtà o con la propria immaginazione. La spinta ideale, nell'artista che giudica, è evidente. L'artista deve essere originale e l'originalità nasce da una personale elaborazione della visione del mondo. Chi pensa di essere migliore perché non giudica, è un arrogante che si ritiene aprioristicamente superiore. Un esempio: io giudico le filosofie orientali la masturbazione dello spirito. Se non trovate nulla di meglio accomodatevi. Se il mio giudizio fosse diverso, forse vivrei più sereno. Ma da cosa deve fuggire, soprattutto, un artista? Proprio dalla serenità. La vera arte è lacerazione, è espressione del male di vivere. Se si vuole davvero essere artisti (ma è poi una scelta o una croce?), si deve giudicare.