martedì 10 marzo 2015

Premio Guido Morselli


 

Due anni di lavoro per scrivere centocinquanta pagine scarse. Vivendo davvero come un maudit. Finendo il mio romanzo "per sottrazione", eliminando oltre cento pagine (e cancellandole per sempre - persino dal computer). Chiamato pazzo perché ho chiuso il mio studio legale per fare lo scrittore (e per molte altre cose che qui non dico, ma che ho scritto). Ma soprattutto perché sono cresciuto dando un grande valore alla sincerità e anche quando scrivo (da uomo o donna, non fa differenza) cerco di non mentire mai. Di mettermi nei panni del mio io narrante o del mio personaggio e dire la verità. Per questo – c’era da aspettarselo – mi hanno soprannominato pazzo e se fosse per i miei parenti vivrei legato a un castagno, come José Arcadio Buendia...

Non bisogna dimenticare che ho incominciato a scrivere dopo il risveglio dal coma. La morte vista da vicino e soltanto di poco rinviata ci sussurra sempre il medesimo messaggio: “Ciò che farai da questo istante al nostro prossimo e definitivo incontro ti rappresenterà in tutto e per tutto come il tuo ultimo (unico?) atto.” No, non me la sento di scrivere storielle di pura fantasia, di prendere per i fondelli gli ultimi uomini con cui stabilirò un contatto, di deludere i miei ultimi sconosciuti amici. Io ho scritto e scriverò la verità. Il nucleo del mio romanzo Ciò che non è stato ha vinto il Premio Cesare Pavese 2012, Sezione Narrativa Inedita. Ora voglio vincere il Premio Guido Morselli. Perché soltanto un genio come Morselli poteva vivere tutta una vita sopportando i rifiuti degli editori (fino all'incontro con la ragazza dall'occhio nero, la sua pistola con cui si uccise - come Ernest Hemingway, Edouard Levé, Primo Levi, Franco Lucentini, Vladimir Majakovskij, Sàndor Màrai, Yukio Mishima, Cesare Pavese, Emilio Salgari, David Foster Wallace, Virginia Woolf e tanti altri che ora non ricordo - come Il Piccolo Principe). Vincere il Guido Morselli, di cui tanto amo "Dissipatio Humani Generis" è il mio sogno. E spero proprio di realizzarlo, perché "non c’è uomo più affascinante e irresistibile del sognatore i cui sogni si avverino" (Karen Blixen, “Racconti d’inverno”).

 

P.S. Finalista, ma soltanto nono: sulla mia strada ho incontrato Silvio Raffo, il manierista colorato.