mercoledì 30 ottobre 2019

Professor Mario Caccamo

L'uomo di seta è il sesto romanzo di Alfredo Tocchi. Mescolando i temi ricorrenti nella sua opera, Destino, illusione e nostalgia, Tocchi ottiene un risultato sorprendente, inaspettato per chi conosca tutti i suoi scritti precedenti. Ed è un risultato voluto, raggiunto grazie a una tecnica narrativa simile a una partitura musicale, in cui il tempo non è costante, da Larghissimo diviene Prestissimo. L'effetto è che la fine del romanzo ci coglie di sorpresa e il messaggio dell'autore ci colpisce con tutta la forza del toro quando carica la prima volta, per usare una metafora di Charles Bukowski.
Raccontando una storia che incomincia nel 1958 e finisce nel 2019, Tocchi compie un esercizio di riduzione all'essenziale, focalizzando la narrazione soltanto su ciò che è strumentale per comprendere la trama e ciò nonostante dando vita a una serie di personaggi indimenticabili (primo fra tutti quello di Cesarina). Tutto si svela nel finale, persino il titolo, e il messaggio (per fortuna) è limpido, di valenza universale ma non trattato con quella prosopopea, quella boria di salire in cattedra tipica di alcuni autori che vanno per la maggiore. Qui, al contrario, non ci sono riflessioni - rallenterebbero il ritmo - e proprio per questo, perché non è mediato dall'opinione dell'autore, incorna il lettore, costringendolo a una riflessione personale. In questo senso, si può affermare che Tocchi abbia inteso fare della poesia in prosa. L'opera è stata ispirata dalla visione di un cortometraggio del giovane regista italiano trapiantato a Hollywood Tommaso Frangini in concorso al Festival di Sarajevo, che mostrava immagini di un manicomio ed è dedicata "a tutti coloro che non hanno saputo trovare o ritrovare il ritmo giusto per restare in equilibrio". Tuttavia, il disagio mentale è poco più di un pretesto per esprimere il concetto che "tutto è successo troppo in fretta" e per questo l'uomo contemporaneo non riesce più a percepire l'harmonia caelestis. Mettendo da parte le digressioni filosofiche di Husserl e le notti di Milano (uscito per Zerounoundici col titolo Undici al 17, che ne rallentavano il ritmo ed erano state giustamente oggetto di una critica da parte di David Frati), abbandonando completamente l'approccio saggistico che caratterizza alcune parti de L'éléphant e lo rende un romanzo di difficile lettura, Tocchi compie un piccolo miracolo, tornando a quella spontaneità espressiva che era la forza, il vero pregio della sua opera d'esordio. L'uomo di seta è la conferma che Alfredo Tocchi è un artista, perché in ciascuno dei suoi romanzi è stato capace di rinnovarsi, pur restando assolutamente fedele ai propri temi.

martedì 29 ottobre 2019

La Musa




Nove anni e due mesi alla deriva. Un giorno di nove anni e due mesi fa sei partito per un viaggio che ti avrebbe portato lontanissimo o da nessuna parte, consapevole che sarebbe stato il grande viaggio della tua vita, consapevole che del tuo viaggio non fregava niente a nessuno. Hai scritto

GLI SPECCHI
Eccomi in scena
come sempre, puntuale.
Incomincio a recitare la mia parte
poi una pausa per permettere l’applauso.
Ma sono al buio
e non ci sono spettatori.
La platea è deserta
ma sul palco c’è una folla.
Tutti recitano
nessuno ascolta.
Poi finisce il primo atto
e come gli altri me ne torno nel mio camerino.
Mentre mi trucco
mi guardo nello specchio.
E mi dico di essere stato grande, forse il migliore
e vorrei vederlo scritto nelle critiche.
Ma tutti davanti al proprio specchio
Pensano di essere i migliori.
L’opinione che abbiamo di noi stessi non ci basta
così continuiamo a recitare.
E pensiamo che gli altri ci guardino
mentre gli altri sono davanti ai propri specchi.

Sapevi che gli altri sono davanti ai propri specchi, ma sei andato avanti, lasciandoti tutto il resto alle spalle.
Hai fatto tue le parole di Charles Bukowski

PER ESSERE UN GRANDE SCRITTORE
Ti devi fottere un gran numero di donne
belle donne
e scrivere qualche decente poesia d’amore.
e non preoccuparti per gli anni
e/o per i nuovi talenti.
bevi solo più birra
ancora e ancora birra
e va’ alle corse almeno una volta alla
settimana
e vinci
se puoi.
imparare a vincere è duro
qualsiasi stupido può essere un buon perdente.
e non dimenticare il tuo Brahms
e il tuo Bach e la tua
birra.
non fare troppa pratica.
dormi fino a mezzogiorno.
evita le carte di credito
e di pagare alcunché per
tempo.
ricorda che in questo mondo non c’è
un culo che valga più di 50 dollari (nel 1977)
e se hai la capacità di amare
ama innanzi tutto te stesso
ma sii sempre cosciente della possibilità di una
sconfitta totale
sia che la ragione di quella sconfitta
ti sembri giusta o sbagliata –
un prematuro assaggio di morte non è necessariamente
una brutta cosa.
stai lontano da chiese bar e musei,
e come il ragno sii
paziente –
il tempo è la croce d’ognuno
oltre
all’esilio
alla sconfitta
al tradimento
a tutto quel ciarpame.
stai con la birra.
la birra fa sangue.
un’amante continua.
procurati una grossa macchina per scrivere
e come i passi che vanno su e giù
fuori dalla tua finestra
picchia quella cosa
picchiala duro
fanne un combattimento da pesi massimi
fa come il toro quando carica la prima volta
e ricordati dei vecchi cani
che hanno combattuto bene:
Hemingway, Cèline, Dostoevsky, Hamsun.
se pensi che non siano diventati matti
nelle stanzette
proprio come sta succedendo a te adesso
senza donne
senza cibo
senza speranza
allora non sei pronto.
bevi altra birra.
c’è tempo.
e se non ce n’è
va bene
lo stesso.

Hai scritto qualche decente poesia d’amore

ESSERE
Ti chiedo scusa
Per quello che sono stato
E per quello che non sarò più.
Tu sei quello che ero
E quello che sarei stato.
Il verbo è lo stesso
Ma i tempi non combaciano.
Ma se fosse
Sarebbe stupendo
Essere.

Hai avuto il tuo prematuro assaggio di morte, e hai continuato il combattimento da pesi massimi.
Hai letto e riletto i vecchi cani che hanno combattuto bene: Hemingway, Cèline, Dostoevsky, Hamsun. E Charles Bukowski, naturalmente.
Sei stato sempre sempre cosciente della possibilità di una sconfitta totale, ma sei andato avanti, anche quando tutti, proprio tutti, ti deridevano. E ne sei cosciente anche ora, anche se sai perfettamente che questa volta hai davvero caricato con tutta la forza che avevi, come il toro quando carica la prima volta.
Sei pronto ad accettare l’ennesima sconfitta, a sopravvivere all’ennesima disillusione, anche se la ragione di quella sconfitta ti sembra sbagliata.
L’artista è l’infelice per antonomasia e più è grande più è infelice. L’hai imparato da tuo zio, che era un artista sublime. Ci voleva coraggio per ripercorrere le sue orme, tu l’hai fatto, lo stai ancora facendo. Solo, senza speranza. Per scrivere occorre essere soli, per ricreare la vita occorre prendere le distanze dal mondo.
Hai avuto cento donne, cento donne ti hanno lasciato solo. Ti sei sposato due volte, hai avuto due figlie, ma loro non ti leggono e chi non ti legge non sa chi sei e non vuole conoscerti: Pensiamo che gli altri ci guardino mentre gli altri sono davanti ai propri specchi.
Hai incontrato altri come te, ti sei illuso che tra affini si riuscisse a essere amici: sbagliato. Il narcisismo è la prima caratteristica degli scrittori, anche di quelli che non valgono nulla.
Ora, a 57 anni, ti resta soltanto la birra. Bevi altra birra c’è tempo e se non ce n’è va bene lo stesso.
Lucidamente consapevole, nel tuo scritto più profondo, quello che nessuno capirà mai, hai inviato un messaggio disperato ad Alice Banx: «L’amore è tutto. È l’unica cosa che può rendere tollerabile la mia sconfitta».
Anni prima, avevi scritto: «L’illusione di un amore, di essere in due, finalmente in due, può sconvolgere le nostre vite ben più di una scopata».
Ma chi poteva condividere con te nove anni e due mesi alla deriva?
Hai sognato una musa, una donna capace di mostrarti l’Arte, l’eterna magnificenza del Divino e sapevi che soltanto un’artista sarebbe stata all’altezza del compito. Il Destino te l’ha fatta incontrare in carne e ossa (splendida carne, splendide ossa), nella casa natale di un grande scrittore suicida. Certo, una musa non può essere brutta: tendiamo a identificare il Divino con la bellezza, dimenticandoci che anche la bruttezza è opera di Dio e soprattutto che l’uomo ragiona per contrari, senza bruttezza non sapremmo apprezzare il miracolo della bellezza.
Forse è stata la musa di un altro (un vecchio cane che ha combattuto bene), ma questo è un bene: se un giorno finalmente diventerai quello che sei, uno scrittore, lei sarà stata due volte musa.
E’ sposata - e lo sei anche tu - ma anche Dante e Beatrice erano sposati. In fondo, cosa si domanda a una musa? La vita matrimoniale è ciò che di più distante dall’arte si possa concepire, è prosaica al punto che artisti come Richard Yates o Franz Kafka sono fuggiti dal matrimonio proprio per continuare a essere artisti.
Davvero, cosa si domanda a una musa, soprattutto se lei è un’artista? Tuo zio ebbe Marilù Tolo, e fu un amore travolgente che finì male…
Ritornano in mente le parole di una canzone brasiliana, con cui incomincia un tuo racconto, La principessa del carnevale di Rio: cerchi un amore che sia
Uma razão para viver
E as feridas dessa vida
Eu quero esquecer...
Una ragione per vivere / E le ferite di questa vita / Io voglio dimenticare…
Hai imparato a fare a meno di molte cose – di quasi tutto – hai imparato a riconoscere i bisogni primari. Sai che la cosa più difficile è comprendere, che i nostri cinque sensi sono tutto ciò che abbiamo e non sono sufficienti. Sai che nessuno ha mai vinto arrendendosi, che l’amore richiede un impegno costante ed è un combattimento proprio come la scrittura, che la comunicazione verbale è importante quanto quella fisica ma stabilire un canale di comunicazione verbale con un altro essere umano è davvero difficile.
Sai tutto questo e t’illudi che lei possa diventare la tua musa…
Sei davvero l’uomo di seta, colui che ha in sé tutti i sogni del mondo!