giovedì 12 giugno 2014
Maudit
La mia storia, le nostre storie, non interessano a nessuno. Giuseppe Catozzella si avvia a vincere lo Strega con la sua storia di un'atleta somala. Meglio lui di Francesco Piccolo, naturalmente. Ma c'è da riflettere. Incompresi, derisi, vilipesi, offesi scompariamo come le lucciole e i cervi volanti, tacciati di volgarità per avere rimarcato, da un materasso dell'Ikea senza lenzuola al centro di un appartamento vuoto, prestato da un cliente, la nostra appartenenza a quella borghesia che muore giorno dopo giorno. I borghesi superstiti di solito non sanno leggere e i poveri cristi che i borghesi detestano trovano volgari le nostre ostentazioni di scuole private, titoli universitari, viaggi, frequentazioni, oggetti quotidiani. Forse perché sanno che di noi invidiano scuole private, titoli universitari, viaggi, frequentazioni, oggetti quotidiani. La nostra scomparsa non commuove, non è degna di pubblicazione presso editori importanti. Chissenefrega del lamento del borghese, per un secolo la borghesia è stata la classe sociale più incompresa, derisa, vilipesa, offesa e combattuta. Evviva il proletariato. Io muoio da borghese, rivendicando la mia appartenenza con orgoglio e sputando sul pensiero unico demente e sulla volgarità di chi non è come me e di chi è come me. Quando ho deciso di scrivere - a qualcuno è sfuggito - io avevo già un mio stile maturo e ho scelto ogni incipit con cura maniacale: "Finirò male perché sono un maudit. Ma, in fondo, cosa significa? Qualcuno forse finisce bene?".
Io ho perso tutto, avevo già perso tutto quando da quel materasso dell'Ikea ho iniziato a scrivere - di notte - la mia storia. Una storia che non interessa a nessuno, che non fa breccia come quella di una ragazza somala. Meraviglie della globalizzazione, del dolore universale e televisivo. Con cinismo, dovrei narrare storie di orfane etiopi, di infibulate nigeriane e gay russi bastonati da padri severi. Iscrivermi al PD e sparare a zero contro la mia classe sociale, per tornare a farne parte, come un Baricco che dalla sua villa in Sardegna manda una lettera alla Presidentessa della Giuria del Premio Cesare Pavese per annunciarle che non presenzierà alla serata finale per problemi di baby sitter. Io non ho baby sitter, né ville in Sardegna, io sono un maudit. Lathe biòsas (vivi nascosto) è il mio motto. Tanto, a nessuno interessa come vivo o come crepo. E' sorprendente che io non scriva più? Tre romanzi e una raccolta di racconti possono bastare: sarebbe sorprendente se io scrivessi ancora.
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