giovedì 12 giugno 2014

La madre dello Scrittore

Ho conosciuto la madre dello Scrittore. Ero in fondo alla sala. La presentazione è stata molto bella. Lo Scrittore è un Uomo. Ha stile. D'Orrico l'ha detto ed è vero. Non credevo, ma ha stile. La madre è venuta verso di me, io ero appoggiato al muro, silenzioso. Però ero uno degli unici due in giacca e cravatta - insieme al gagà sorrentino di Mondadori - e la madre forse ha pensato che fossi qualcuno. Si è tradita: è una donna semplice che giudica le persone da un abito blu e una cravatta. Mi ha stretto la mano, si è presentata e l'ho fatto anch'io. Le ho detto la verità: "Suo figlio è stato bravissimo questa sera". Era orgogliosa, senza titubanze o riserve. Ha annuito. E' lei che lo ha educato, che gli ha trasmesso la passione per i libri, la musica e il teatro. E' fiera di lui, l'ha cresciuto da sola. Mi ha parlato con serietà, mi ha stretto la mano una seconda volta e se n'è andata. L'ho osservata da dietro, uscire dalla sala: abito elegante, calze contenitive. E ho capito che anche suo figlio giudica le persone da un abito blu e una cravatta. Non voglio essere frainteso, è una cosa all'antica e conservatrice, ma fatta in un certo modo mi piace. E' il rispetto dovuto alle persone che si curano, il rispetto tributato da Jean Giono verso L'uomo che piantava gli alberi, il rispetto per chi rispetta la forma, intesa non come vuota esteriorità, ma come manifestazione elementare di educazione. In quell'orgoglio e in quel giudizio basato su qualcosa di così desueto, ho compreso perchè non sarò mai lo Scrittore. Io ho imparato a snobbare sempre tutto e a dubitare di me stesso. Non ho avuto una madre semplice e decisa, ma una ipercritica e snob. La mia autostima, già minata dai disastri paterni, è stata erosa dalla mancanza di fiducia in me di mia madre, dal suo continuo giudicarmi, paragonarmi all'unico suo metro di giudizio: suo padre. E' questo il segreto dei miei improvvisi scatti d'orgoglio, capaci di sorprendere anche me, a quasi 52 anni. Io non sarò mai leggero, nel senso indicato nelle Lezioni americane da Italo Calvino. E' un limite, lo capisco. Ma siamo ciò che siamo stati e capire i perchè non è mai facile. Questa sera un bambino intelligente ora Scrittore dormirà sotto lo stesso tetto di una vecchia madre conformista. Sono due persone educate, per bene. Ma lui è un artista e vuole esserlo davanti al mondo. Per questo sceglie di marcare la sua differenza, la sua unicità con cappelli colorati e giacche arancioni, per dirle: "Mamma, tuo figlio è l'uomo che questi signori in giacca e cravatta leggono e ascoltano." E sua madre è orogogliosa e felice. La mia lo sarebbe soltanto se io somigliassi a suo padre. Ma io non somiglio al nonno e se anche mi vestissi d'oro non sarebbe orgogliosa e felice. Sono un anticonformista vestito da conformista. Non mi vestirei mai di nero come Paulo Coelho. Ho letto Psicologia dell'abbigliamento di Fluegel, e dalle mie scelte traspare soltanto la voglia di semplicità, qualità e cura che è indice di sincerità e rispetto per gli altri. Lo Scrittore è diverso da me, ma ho voluto bene a lui e a sua madre, in questa afosa serata di giugno.

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