martedì 3 marzo 2020
KURT VONNEGUT, Mattatoio n. 5
Qualche tempo fa, ho commentato Dio la benedica, Mr. Rosewater (o Perle ai porci), di Kurt Vonnegut. Non trovo più il commento, dunque mi ripeto: amo incondizionatamente Richard Yates, l'autore di Revolutionary road e della raccolta di racconti Undici solitudini. Molti anni fa, lessi per caso - non so dove - che Kurt Vonnegut considerava i racconti di Yates capolavori... Così mi venne voglia di leggere Vonnegut, progetto sempre rinviato per dare spazio alla lettura di contemporanei italiani di successo. Bene, stanco di leggere bambinate inutili (non farò nomi), piagnistei di onanisti (ho fatto i nomi più volte, oggi no) e vera merda tipo La vita oscena di Aldo Nove, ho incominciato a leggere Kurt Vonnegut. Cosa rende grande uno scrittore? Risponde Richard Yates: "Le finestre", le illuminazioni sul mondo o meglio le illuminazioni provocate allo scrittore dall'osservazione del mondo e tradotte in frasi, paragrafi, che aiutano il lettore a comprendere verità a volte metafisiche. Kurt Vonnegut è di un'intelligenza straordinaria, non usa il sarcasmo come Céline ma il grottesco. In questo è un maestro. La descrizione al contrario (come un film che inizi con l'ultimo fotogramma e finisca col primo) del bombardamento di Dresda mi ha fatto piangere. Pagina 75 dell'edizione economica Feltrinelli, per intenderci. Qui impazza il neorealismo del cazzo, la merda del neomelodico, la nostalgia di Orietta Berti. Un colpo di pistola nella notte non è servito a niente: il gusto del pubblico italiano è rimasto bestiale. «Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi (Tenco)». No, non aggiungo altro. Quello che penso delle maestrine che lavorano operose con la matita rossa e blu nelle principali case editrici lo tengo per me. Aldo Nove è il braccio (?) destro di Elisabetta Sgarbi, io un rancoroso fallito di 57 anni. Così va la vita. In quest'ottica, la preghiera citata da Vonnegut mi appare sublime: Dio mi conceda / la serenità di accettare / le cose che non posso cambiare, / il coraggio / di cambiare quelle che posso / e la saggezza / di comprendere sempre / la differenza. (Preghiera della serenità (Serenity Prayer), scritta nel XX secolo dal teologo protestante tedesco-statunitense Reinhold Niebuhr).
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