Nove anni e due mesi alla deriva.
Un giorno di nove anni e due mesi fa sei partito per un viaggio che ti avrebbe
portato lontanissimo o da nessuna parte, consapevole che sarebbe stato il
grande viaggio della tua vita, consapevole che del tuo viaggio non fregava
niente a nessuno. Hai scritto
GLI
SPECCHI
Eccomi
in scena
come
sempre, puntuale.
Incomincio
a recitare la mia parte
poi
una pausa per permettere l’applauso.
Ma
sono al buio
e
non ci sono spettatori.
La
platea è deserta
ma
sul palco c’è una folla.
Tutti
recitano
nessuno
ascolta.
Poi
finisce il primo atto
e
come gli altri me ne torno nel mio camerino.
Mentre
mi trucco
mi
guardo nello specchio.
E
mi dico di essere stato grande, forse il migliore
e
vorrei vederlo scritto nelle critiche.
Ma
tutti davanti al proprio specchio
Pensano
di essere i migliori.
L’opinione
che abbiamo di noi stessi non ci basta
così
continuiamo a recitare.
E
pensiamo che gli altri ci guardino
mentre
gli altri sono davanti ai propri specchi.
Sapevi che gli altri sono davanti
ai propri specchi, ma sei andato avanti, lasciandoti tutto il resto alle
spalle.
Hai fatto tue le parole di
Charles Bukowski
PER ESSERE UN
GRANDE SCRITTORE
Ti
devi fottere un gran numero di donne
belle
donne
e
scrivere qualche decente poesia d’amore.
e
non preoccuparti per gli anni
e/o
per i nuovi talenti.
bevi
solo più birra
ancora
e ancora birra
e
va’ alle corse almeno una volta alla
settimana
e
vinci
se
puoi.
imparare
a vincere è duro
qualsiasi
stupido può essere un buon perdente.
e
non dimenticare il tuo Brahms
e
il tuo Bach e la tua
birra.
non
fare troppa pratica.
dormi
fino a mezzogiorno.
evita
le carte di credito
e
di pagare alcunché per
tempo.
ricorda
che in questo mondo non c’è
un
culo che valga più di 50 dollari (nel 1977)
e
se hai la capacità di amare
ama
innanzi tutto te stesso
ma
sii sempre cosciente della possibilità di una
sconfitta
totale
sia
che la ragione di quella sconfitta
ti
sembri giusta o sbagliata –
un
prematuro assaggio di morte non è necessariamente
una
brutta cosa.
stai
lontano da chiese bar e musei,
e
come il ragno sii
paziente
–
il
tempo è la croce d’ognuno
oltre
all’esilio
alla
sconfitta
al
tradimento
a
tutto quel ciarpame.
stai
con la birra.
la
birra fa sangue.
un’amante
continua.
procurati
una grossa macchina per scrivere
e
come i passi che vanno su e giù
fuori
dalla tua finestra
picchia
quella cosa
picchiala
duro
fanne
un combattimento da pesi massimi
fa
come il toro quando carica la prima volta
e
ricordati dei vecchi cani
che
hanno combattuto bene:
Hemingway,
Cèline, Dostoevsky, Hamsun.
se
pensi che non siano diventati matti
nelle
stanzette
proprio
come sta succedendo a te adesso
senza
donne
senza
cibo
senza
speranza
allora
non sei pronto.
bevi
altra birra.
c’è
tempo.
e
se non ce n’è
va
bene
lo
stesso.
Hai scritto qualche decente
poesia d’amore
ESSERE
Ti
chiedo scusa
Per
quello che sono stato
E
per quello che non sarò più.
Tu
sei quello che ero
E
quello che sarei stato.
Il
verbo è lo stesso
Ma
i tempi non combaciano.
Ma
se fosse
Sarebbe
stupendo
Essere.
Hai avuto il tuo prematuro
assaggio di morte, e hai continuato il combattimento
da pesi massimi.
Hai letto e riletto i vecchi cani che hanno combattuto bene: Hemingway,
Cèline, Dostoevsky, Hamsun. E Charles Bukowski, naturalmente.
Sei stato sempre sempre cosciente della possibilità di una sconfitta
totale, ma sei andato avanti, anche quando tutti, proprio tutti, ti
deridevano. E ne sei cosciente anche ora, anche se sai perfettamente che questa
volta hai davvero caricato con tutta la forza che avevi, come il toro quando carica la prima volta.
Sei pronto ad accettare
l’ennesima sconfitta, a sopravvivere all’ennesima disillusione, anche se la ragione di quella sconfitta ti sembra
sbagliata.
L’artista
è l’infelice per antonomasia e più è grande più è infelice. L’hai imparato da
tuo zio, che era un artista sublime. Ci voleva coraggio per ripercorrere le sue
orme, tu l’hai fatto, lo stai ancora facendo. Solo, senza speranza. Per scrivere occorre essere soli, per ricreare la
vita occorre prendere le distanze dal mondo.
Hai
avuto cento donne, cento donne ti hanno lasciato solo. Ti sei sposato due
volte, hai avuto due figlie, ma loro non ti leggono e chi non ti legge non sa
chi sei e non vuole conoscerti: Pensiamo
che gli altri ci guardino mentre gli altri sono davanti ai propri specchi.
Hai incontrato altri come te, ti
sei illuso che tra affini si riuscisse a essere amici: sbagliato. Il narcisismo
è la prima caratteristica degli scrittori, anche di quelli che non valgono
nulla.
Ora, a 57 anni, ti resta soltanto
la birra. Bevi altra birra c’è tempo e se
non ce n’è va bene lo stesso.
Lucidamente consapevole, nel tuo
scritto più profondo, quello che nessuno capirà mai, hai inviato un messaggio
disperato ad Alice Banx: «L’amore è tutto. È l’unica cosa che può rendere
tollerabile la mia sconfitta».
Anni prima, avevi scritto: «L’illusione
di un amore, di essere in due, finalmente in due, può sconvolgere le nostre
vite ben più di una scopata».
Ma chi poteva condividere con te
nove anni e due mesi alla deriva?
Hai sognato una musa, una donna
capace di mostrarti l’Arte, l’eterna magnificenza del Divino e sapevi che
soltanto un’artista sarebbe stata all’altezza del compito. Il Destino te l’ha
fatta incontrare in carne e ossa (splendida carne, splendide ossa), nella casa
natale di un grande scrittore suicida. Certo, una musa non può essere brutta:
tendiamo a identificare il Divino con la bellezza, dimenticandoci che anche la
bruttezza è opera di Dio e soprattutto che l’uomo ragiona per contrari, senza
bruttezza non sapremmo apprezzare il miracolo della bellezza.
Forse è stata la musa di un altro
(un vecchio cane che ha combattuto bene), ma questo è un bene: se un giorno
finalmente diventerai quello che sei, uno scrittore, lei sarà stata due volte
musa.
E’ sposata - e lo sei anche tu -
ma anche Dante e Beatrice erano sposati. In fondo, cosa si domanda a una musa?
La vita matrimoniale è ciò che di più distante dall’arte si possa concepire, è
prosaica al punto che artisti come Richard Yates o Franz Kafka sono fuggiti dal
matrimonio proprio per continuare a essere artisti.
Davvero, cosa si domanda a una
musa, soprattutto se lei è un’artista? Tuo zio ebbe Marilù Tolo, e fu un amore
travolgente che finì male…
Ritornano in mente le parole di
una canzone brasiliana, con cui incomincia un tuo racconto, La principessa del carnevale di Rio:
cerchi un amore che sia
Uma
razão para viver
E
as feridas dessa vida
Eu
quero esquecer...
Una ragione per vivere / E le
ferite di questa vita / Io voglio dimenticare…
Hai imparato a fare a meno di
molte cose – di quasi tutto – hai imparato a riconoscere i bisogni primari. Sai
che la cosa più difficile è comprendere, che i nostri cinque sensi sono tutto
ciò che abbiamo e non sono sufficienti. Sai che nessuno ha mai vinto
arrendendosi, che l’amore richiede un impegno costante ed è un combattimento
proprio come la scrittura, che la comunicazione verbale è importante quanto
quella fisica ma stabilire un canale di comunicazione verbale con un altro
essere umano è davvero difficile.
Sai tutto questo e t’illudi che
lei possa diventare la tua musa…
Sei davvero l’uomo di seta, colui che ha in sé
tutti i sogni del mondo!