martedì 7 aprile 2015
Professor Mario Caccamo
"Caro Alfredo, dal mio letto, penso alle nostre serate al condominiale e rimpiango quel tempo - non tanto lontano - in cui mi facevi leggere i tuoi scritti. Come sai, all'inizio ero scettico. Tu mi domandasti: "Professore, ora che ho terminato la parte autobiografica della trilogia, non pensa che potrei scrivere qualsiasi cosa?" Ti risposi: "No" ed ero sincero. Poi, davanti a Dimmelo domani e Dove fuggire, narrati da due diversi io narranti, ho compreso che alla fine del tuo percorso potrai lasciare la tua "impronta della mano nella caverna." I tuoi scritti restano impressi, alcune tue riflessioni le sento come mie, fanno parte di me: questa è la conferma che sei uno scrittore. "Partì senza sapere dove andava, arrivò senza capire dov'era", la frase con cui Winston Churchill scherniva Cristoforo Colombo che hai inserito nell'epilogo di Tra un anno sarò felice, riassume magistralmente non soltanto la tua vita (quella era la tua intenzione) ma la vita di ogni uomo. Il tempo per riflettere non mi manca, mi permetto di suggerirti qualche spunto. Hai scritto, nel racconto Uomo, che viviamo sulla superficie di una palla, che ruota sul suo asse e orbita attorno a un'altra palla in un sistema di palle tanto complesso quanto - a pensarci bene - ridicolo. Questo continuo ritorno a un punto dove si è già passati, questa impossibilità di partire per la tangente verso nuovi mondi (sogno dell'uomo nell'era delle esplorazioni spaziali) è così diverso, così antitetico dal percorso lineare (come hai scritto, da A a B) ma sempre nuovo della nostra vita. Citando Milan Kundera hai sostenuto che "La felicità è desiderio di ripetizione." Seguire un percorso sempre identico rassicura, è vero. Nella poesia L'uomo che cammina sul filo esprimi questi concetti in maniera esemplare: andare in linea retta da A a B, senza scorgere dove poggeremo il piede al prossimo passo, è frustrante e questo è il nostro Destino. Tornare indietro non ci è concesso, così l'uomo non può essere felice. Io sono in vista di B. Oltre, non c'è nulla. Agnostico come te, guardo indietro, dove posso scorgere e rimpiangere qualcosa e non avanti, dove presento il nulla. Io me ne vado, ma tu rimani. Vai avanti, senza paura. Scrivi ancora, ora hai finito il tuo tirocinio. Leggi i classici, educa il tuo gusto e scrivi assecondandolo. Non curarti degli altri, non è importante. Nei tuoi ultimi racconti scorgo una perfezione assente nei primi. Sei migliorato nei dialoghi, più profondo nelle riflessioni ma hai perso un po' d'ironia. Forse è un bene, inizi a prenderti sul serio o forse no (ricordati Voltaire!). Alfredo, mi manchi. E mi mancano i tuoi personaggi: Isabel, Wiga, Giordano, Masha, Alice... Splendido il Professor Mario Battisti: a volte spero che tu ti sia ispirato a me. Lo so, gli insuccessi sfiancano. Ma non lasciarti abbattere, sii forte. Pensa a Quintana: Il tempo in cui dobbiamo essere felici è il presente, e ha la durata di un istante che passa. Vorrei venire alla tua presentazione, ma come sai non posso alzarmi da questo letto. La guarderò su Youtube, se farai un filmato, come l'altra volta. Non ci sarò, ma ti sarò vicino. Siamo amici, non lo saremo sempre, sempre non esiste. Esiste ieri - nel nostro ricordo, esiste adesso, esiste domani - nella nostra immaginazione. Noi l'abbiamo capito e accettato: è già molto. Non venire a trovarmi, sarebbe triste. Hai scritto anche questo e avevi ragione. Vorrei riscrivere le presentazioni, forse lo farò: sento anch'io il desiderio di lasciare una piccola traccia, è nella natura dell'uomo. Ma la mia traccia rimarrà soltanto a condizione che rimanga la tua, quindi spetta a te scrivere per tutti e due. Se ce la farai, bene. Altrimenti, va bene lo stesso. Un abbraccio, Professor Mario Caccamo".
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