giovedì 9 aprile 2015
Premio Guido Morselli 2
"Riuscire a trasformare le vicende della propria vita in racconto è una grande gioia: forse l'unica felicità che un essere umano possa trovare su questa terra". (Karen Blixen). "Caro Professore, Lei mi scrive cose magnifiche e non immagina neppure quanto sia importante, per me, in questo momento. L'unica casa che io abbia mai sentito come "mia" (non lo è stata mai), è quella dei miei bisnonni, nonni, zii, genitori tante volte fotografata (anche qui sopra, dal terrazzo). Non esagero, è una fortezza Bastiani invasa dai tartari. Il dolore che mi provocano i brevi periodi al lago non è di nessuna utilità, non è materiale da cui possa trarre racconti. Eppure, guardandomi intorno, osservo che anche nelle altre ville familiari si consumano piccole tragedie quotidiane dovute alla suddivisione in particelle sempre più minuscole e soprattutto al sovrapporsi delle generazioni. C'è stato un tempo felice in cui i nonni morivano vecchi a sessant'anni e le nonne piangevano per trent'anni i mariti senza imporre mutamenti epocali. Ora quattro generazioni di familiari e congiunti (quasi estranei: nuore, generi, cognate e cognati) girano per il giardino in fazioni armate pronte a litigare per un tavolo lasciato un metro più lontano dal lago o un'altalena rotta da un bambino. Agnostico, non posso pregare Dio di porre un limite a quest'allungarsi della vecchiaia. Naturalmente, l'Alzheimer giustifica i comportamenti di qualcuno. Ma un nonno che racconti alla nipote: "Tuo padre è sempre stato uno stronzo, proprio come tua madre", o una madre che dichiari: "Per forza voglio più bene a tua cugina" non sono giustificabili (e non lo dico perché mi sono preso dello stronzo). Quello stesso nonno racconta alla nipote che io sarei geloso perché lui è cortese con mia moglie quanto io sono assente. Certo, a quasi ottant'anni (tra un paio di mesi), si sente ancora il maschio dominante. Professore, cosa si può scrivere, ispirati da simili situazioni? Dovrei forse rifugiarmi nel fantasy? Trasformare tutto in un racconto quale gioia potrebbe darmi? Ho già scritto Dove fuggire, e non scherzavo. L'unica fuga è quella, Professore. Immancabilmente, lei mi risponderà che l'unica fuga è nella creazione artistica. Forse è vero, ma occorre essere artisti. Così, chi non lo è, può soltanto sperare di recuperare qualche istante di serenità facendosi ipnotizzare dalla Dottoressa Buhne: altrettanto utile ma più sano di viaggi artificiali. Ho orrore di tutto da molto tempo e se ancora sono qui a raccontarlo è perché nonostante tutto (e lei sa a cosa alludo) trovo la forza per andare avanti nell'amore per mia figlia, per mia moglie (la prima e la seconda) e mi piace osservare i contrasti e le sfumature. Ho sognato di essere uno scrittore, mi sono illuso, non dico di no. Ma ora sono certo che non esistono né esisteranno sconosciuti amici. Per questo, Professore, non manderò il mio inedito al Premio Guido Morselli. Un abbraccio, A."
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