sabato 1 settembre 2018

Linda



“Buongiorno signorina”.
“Signora, per favore. Riccetti, ho prenotato un ombrellone e una sdraio”.
Il bagnino cerca sulla piantina della spiaggia. Finalmente trova il nome: “Subito signora Riccetti, terza fila, l’accompagno”.
“No guardi, io avevo chiesto espressamente prima fila. Prima fila o niente, in terza fila non ci vado”.
“Signorina, oggi è il 14 agosto, la spiaggia è piena, posti in prima fila non ce ne ho”.
“In terza fila non ci vado”.
“Posso metterla in seconda, ma soltanto fino alle tre, poi la signora Rampezzotti arriva e vuole il suo ombrellone”.
“E lei la metta in terza fila”, sorride allungando una banconota da dieci euro.
Il bagnino prende la banconota e, facendo strada, risponde: “Magari si libererà un posto, dopo vediamo”. Poi, davanti all’ombrellone, conclude: “Ecco la sua sdraia, signorina”.
A denti stretti, Linda mormora: “Sdraio, signora”.
Poi, togliendo la sabbia con estrema cura, pensa: “So bene che è corretta anche la forma la sdraia, ma la sdraio è tanto più elegante, come signora rispetto a signorina. Nessuna donna dovrebbe essere chiamata signorina dopo i diciotto anni e io ne ho trentacinque…”.
Nel posacenere sotto l’ombrellone nota un mozzicone di sigaretta e, inorridita, richiama il bagnino.
“Io non so perché la gente fumi in spiaggia. Non sanno che il mare è pieno di filtri di sigaretta e cotton fioc?”
“Sì, signorina, ha ragione. E pure di assorbenti”.
Linda fa una smorfia di disgusto, un po’ per la volgarità di quest’uomo e un po’ perché ha schifo persino dei suoi assorbenti. Poi, messo perfettamente dritto sul lettino un pareo comprato a un mercatino di prodotti etnici ecosostenibili, si sfila l’abito di Zara, apre la borsa di rafia di Missoni e tira fuori il libro vincitore del Premio Strega, gli occhiali da sole con le lenti fotocromatiche, una bandana comprata a Mykonos e l’iPhone 7.
Prima di mettersi a leggere, controlla che la testa sia perfettamente in ombra – se no le vengono le rughe.
“Che bravo questo Cognetti. E’ proprio un peccato che non sia venuto da me col suo manoscritto, l’avrei di certo pubblicato. Un ragazzo solido, quadrato, all’antica. Certo, la montagna, coi suoi valori immutabili, è un tema elevato, nobile. Non come i temi di questi aspiranti maudit di oggi che dopo tre pagine spiattellano le loro squallide storie coniugali e dopo altre venti descrivono un pompino in macchina!”
Pensa pompino e quel pom le riempie la bocca, quasi che lo stesse facendo lei, davvero. Poi si vergogna della sua volgarità: “Mi ha contagiata, penso già come lui: pompino al posto di sesso orale, o blow-job, che suona tanto più elegante”. 
Legge qualche pagina, poi il pianto di una neonata nella terza fila di ombrelloni la infastidisce: “Che cosa orribile, è lì, piccola e tutta rossa nella culla; sicuramente piena di cacca. E la madre non la cambia, se ne sta a chiacchierare con l’amica”. Lancia un’occhiataccia alla madre, che visibilmente infastidita da questa sconosciuta scheletrica che la guarda da sopra le lenti degli occhiali (è presbite), finalmente cambia il pannolino e getta quello sporco sulla sabbia, sotto la sdraio.
“Mio Dio che orrore. Ha buttato il pannolino pieno di cacca sulla sabbia. Poi magari qualcuno andrà proprio lì a sdraiarsi”.
Si rimette a leggere, rimpiangendo di non essere andata a Courmayeur.
Una mezz’ora più tardi, sente di avere i piedi al sole, le viene caldo e decide di andare a farsi una nuotata. Ripone con cura tutte le sue cose nella borsa, la affida a una vecchia signora due ombrelloni più in là: “Grazie signora, vede, sono sola e ho paura che me la rubino” e fa del suo meglio per non mettersi a correre per la sabbia rovente sotto i piedi. Giunta in acqua, prima si bagna la nuca e i polsi, poi fa quattro passi e si siede, piano piano, nell’acqua. La congestione non è pericolo da sottovalutare e soltanto quando le sembra di non correre pericoli finalmente incomincia a nuotare a rana verso il largo.
Dopo pochi metri, si volta e guarda la gente sulla battigia. “Certo che questi bagnanti sono proprio ripugnanti. Uomini tatuati, donne col piercing e i buchi di cellulite, ciabatte di plastica, costumi fosforescenti, chiome da selvaggi: creste, tinture rosso menopausa, treccine che erano già inguardabili ai tempi di Bo Derek…”
Tornando verso riva, ascolta due signori sessantenni che discutono di politica: “Era meglio quando c’era la democrazia cristiana, adesso ‘sti renziani pensano soltanto a litigare”.
Lei è renziana convinta, conosce personalmente Alessandro Baricco, Fabio Fazio e Massimo Gramellini, naturalmente: “Cosa pensano di capire questi due vecchi scemi? Gli italiani sono sempre così, pronti a dire al bar si stava meglio quando si stava peggio”. Ride da sola.
Le scappa la pipì e la fa in acqua, piegando le ginocchia per non farsi notare. Prima però scosta appena il costume, per non sporcarlo.
Dopo una doccia, fatta con le infradito per non prendersi le verruche, si rimette a leggere.
“Sì, la montagna. I suoi panorami immutabili, la sua asprezza che tempra il carattere, i suoi sapori sapidi… Mauro Corona però puzza. Ha smesso di lavarsi e beve: ascelle e alito fetenti. No, non è l’unico scrittore sporco. Anzi, a pensarci bene puzzano in tanti. Il maudit non puzzava, strano. Un maiale come lui, che va a puttane e si fa fare i pompini in macchina. Di nuovo, quel POM le riempie la bocca. Mio Dio, che schifo: come si può prendere in bocca un orifizio da cui escono le urine? Pensa a Michel Houellebecq, che ha avuto la sfrontatezza di descrivere un anilingus, e quasi si sente male per lo schifo. “Che maiale quel francese. Mai e poi mai lo avrei pubblicato. Eppure ha i suoi sostenitori, persino la Pucci, che lavora in Mondadori da anni, lo trova geniale. No, proprio non è il mio genere di letteratura. Meglio Erri De Luca, così politicamente corretto. Mai una parola sopra le righe, sempre misurato, equilibrato nei suoi giudizi. Ed è un uomo dalla parte giusta (la nostra, pensa), un NO TAV.
Poi, si vende bene. Certo, incassa fior di diritti. Ma è un vero professionista, prolifico e redditizio.
Sposta il lettino perfettamente all’ombra, riprende le sue cose dalla borsetta che ha ritirato dalla vecchia signora (un’impicciona! “E’ sola, signorina?” “Sì, signora”. “Che peccato, una così bella ragazza”. Per poco non l’ha spedita a fare in culo, la nonnetta). Sì, sono sola: e allora? Nel 2017 una donna non può andarsene in vacanza da sola? Sono sola e me ne vanto. E dirigo una delle più importanti case editrici italiane, signora mia, casalinga di Voghera del cazzo! Meglio sole che male accompagnate. Legge ancora per un’oretta, poi – alle dodici e mezzo – si avvia verso il ristorante.
“Buongiorno signorina, è sola?”, la accoglie il maître. Aridaje!
“Tavolo in fondo a destra, le faccio subito portare la carta”.
“Sì, per favore. E una bottiglia di vetro di acqua non gasata non fredda, per favore”.
“Di vetro non so se ce l’abbiamo…”.
Un ragazzino con la parannanza da cameriere, appena dietro il maître, interviene: “Non si preoccupi, ce l’abbiamo” e arriva a porgerle il menu.
“Un’insalata mista, senza tonno, sono vegana. E senza cipolla per favore”.
“Subito signorina”.
L’insalata le sembra lavata male. Trova qualcosa di scuro, disgustata la rimanda indietro. Accanto a lei, una tavolata di anziane coppie s’ingozza di antipasto di mare. “Sono vecchi maiali. Guarda come s’abboffano. Grassi, orrendi e felici”.
Finalmente le riportano l’insalata, ne assaggia due foglie e la lascia lì.
“Un dessert?”, domanda il cameriere, pronunziando la t con l’aria tronfia del vero ignorante”.
“No, grazie. Niente dessert, gli fa eco lei, sorridendo del suo spiccato senso dell’umorismo”.
Accanto si siedono due tatuati con ciabatte Adidas e iniziano a parlare della campagna acquisti della Ternana. Questo è troppo: passino i tifosi di squadre blasonate, ma della Ternana…
Si alza, torna al suo ombrellone e si rimette a leggere.
Dietro di lei due ragazzini si raccontano cazzate. La vecchia impicciona le sorride due ombrelloni più in là. Lei ricambia il sorriso e sussurra a denti stretti “vaffanculo”.
“Che uomo, questo Cognetti. Certo, un po’ giovane per me. Poi è uno scrittore, sai che palle? Questi scrittori sono dei narcisisti, persone di cui bisogna diffidare. Non vedono più in là del loro ombelico. Qualcuno arriva fino al suo cazzo”. Ride della battuta che ha pensato e si compiace della sua arguzia. “Quel POMpino, che volgarità!”
Ma io l’ho messo al suo posto: “Maschilista, volgare e deprimente”, gli ho scritto. Con copia al suo amico, naturalmente, così la smetterà di farmi leggere manoscritti di tipi da bar sport. Mi pare di ricordare che sia un avvocato: sai che roba, oggi ci sono più avvocati che operai!
Gli uomini di oggi sono davvero poca cosa, rispetto a quelli che c’erano (ci sono?) in montagna. Uomini coi coglioni, disposti a fare sacrifici per i propri figli. Rispettosi delle mogli, della donna in genere. Certo, le mogli facevano sette otto marmocchi e si alzavano alle cinque del mattino, col freddo, per mungere gli animali. Ma quella era una vita sana! Civiltà contadina, pulizia di sentimenti, persino con le scarpe immerse nel letame. Un montanaro buddista, certamente. Lei è buddista, sarebbe l’ideale. Fare yoga insieme, recitare l’OM tibetano, riflettere sulla reincarnazione…
Cognetti è troppo giovane. Corona è troppo vecchio e puzza… Le riflessioni sono interrotte dal passaggio di un ragazzone biondo palestrato con uno slippino bianco che nulla lascia all’immaginazione: “Che bel tipo! Sano e sportivo. Magari è vegano come me”. Un istante dopo il biondo si volta, si ferma e aspetta che lo raggiunga il suo compagno, un magrolino con gli occhiali leopardati e una camminata decisamente ambigua. "Due checche. Per carità, niente di male. Le redazioni ne sono piene e a volte sono anche simpatici. Però non è giusto che gli uomini belli siano tutti dell’altra sponda, ecco tutto”. Compiaciuta della sua saggezza politicamente corretta, si rimette tranquilla a leggere.
Dopo un altro bagno – due ore dopo il pranzo, non prima né dopo – mentre finalmente si gode l’ombra ad occhi chiusi, sente un tocco sulla spalla. Apre gli occhi: la vecchia impicciona è sopra di lei. “Signorina, io vado a casa. La rivedo domani?”
“Sì, perché?”
“Perché domani forse arriverà da Macerata mio nipote. Magari glielo presento, è un così bravo ragazzo…”.
Un sorriso forzato le paralizza i lineamenti: “Grazie, ma sono impegnata. Lui è a Milano, a lavorare. Sa, noi milanesi…”.
“Si figuri, mi scusi tanto. Avevo frainteso. A domani, allora”.
Più tardi a casa, tornata dalla spiaggia, va a farsi una doccia. E’ la sua prima doccia in quella casa affittata. Apre la porta di vetro e si ritrova davanti a una strana apparecchiatura Teuco, da cui spuntano due docce (una sopra la testa e una all’altezza delle cosce) e quattro ugelli regolabili inseriti in una specie di guscio di tartaruga rovesciato. Gira il primo rubinetto – ce ne sono tre – e un getto d’acqua fredda la colpisce in testa. Lo chiude, regola la temperatura e gira il secondo: quattro getti usciti dagli ugelli la colpiscono su spalle e pancia. “Se devono fare un massaggio, sono regolati troppo in alto”. Con la sua consueta precisione li studia e poi li regola: i due più in alto all’altezza dei capezzoli e i due più in basso, incrociati, proprio lì.
Sorride soddisfatta. Apre anche il terzo: un getto sulle ginocchia: gira il telefono, fa un passo avanti per farsi colpire da dietro. Poi chiude tutto eccetto quello sulla testa e s’insapona con cura. Pensa al biondo palestrato. Riapre tutto e si posiziona come un perfetto bersaglio. Il biondo ora monta l’amichetto. Riduce appena il getto, troppo forte e torna in posizione. “Il maudit non era un brutto uomo. E non è neppure uno scrittore, per fortuna. E’ soltanto un maschilista volgare”.
Inizia a gemere e, senza accorgersene, si ripete due, tre volte POMpino. Viene belando, come le capre munte all’alba dalla montanara.
“Teuco, tutte le donne dovrebbero averne una. Chissà quanto costa”.
Prende l’asciugamano, memorizza la sigla della doccia. “Sarebbe bello se dalla doccetta in basso uscisse vero sperma. Sai quante donne farebbero a meno di un uomo. Gli uomini sono animali volgari. Vuoi un figlio? Ti fai una doccia e via. Un figlio, che follia. Poi si riempie di cacca e ti tocca pulirlo, per carità!” Sul letto, prima di rimettersi a leggere il romanzo di Cognetti, pensa che la sua sarà proprio una bella vacanza. Nonostante il bagnino che dice la sdraia. Nonostante la gente orrenda sulla spiaggia.
Il mondo fa schifo ma lei, Linda, è bella e pulita.

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