Due anni di lavoro per
scrivere centocinquanta pagine scarse. Vivendo davvero come un maudit. Finendo
il mio romanzo "per sottrazione", eliminando oltre cento pagine (e
cancellandole per sempre - persino dal computer). Chiamato pazzo perché ho
chiuso il mio studio legale per fare lo scrittore (e per molte altre cose che
qui non dico, ma che ho scritto). Ma soprattutto perché sono cresciuto dando un
grande valore alla sincerità e anche quando scrivo (da uomo o donna, non fa
differenza) cerco di non mentire mai. Di mettermi nei panni del mio io narrante
o del mio personaggio e dire la verità. Per questo – c’era da aspettarselo – mi
hanno soprannominato pazzo e se fosse per i miei parenti vivrei legato a un
castagno, come José Arcadio Buendia...
Non bisogna dimenticare
che ho incominciato a scrivere dopo il risveglio dal coma. La morte vista da
vicino e soltanto di poco rinviata ci sussurra sempre il medesimo messaggio:
“Ciò che farai da questo istante al nostro prossimo e definitivo incontro ti
rappresenterà in tutto e per tutto come il tuo ultimo (unico?) atto.” No, non
me la sento di scrivere storielle di pura fantasia, di prendere per i fondelli
gli ultimi uomini con cui stabilirò un contatto, di deludere i miei ultimi
sconosciuti amici. Io ho scritto e scriverò la verità. Il nucleo del mio romanzo
Ciò che non è stato ha vinto il Premio Cesare Pavese 2012, Sezione Narrativa
Inedita. Ora voglio vincere il Premio Guido Morselli. Perché soltanto un genio
come Morselli poteva vivere tutta una vita sopportando i rifiuti degli editori
(fino all'incontro con la ragazza dall'occhio nero, la sua pistola con cui si
uccise - come Ernest Hemingway, Edouard Levé, Primo Levi, Franco Lucentini,
Vladimir Majakovskij, Sàndor Màrai, Yukio Mishima, Cesare Pavese, Emilio
Salgari, David Foster Wallace, Virginia Woolf e tanti altri che ora non ricordo
- come Il Piccolo Principe). Vincere il Guido Morselli, di cui tanto amo
"Dissipatio Humani Generis" è il mio sogno. E spero proprio di
realizzarlo, perché "non c’è uomo più affascinante e irresistibile del
sognatore i cui sogni si avverino" (Karen Blixen, “Racconti d’inverno”).
P.S. Finalista, ma
soltanto nono: sulla mia strada ho incontrato Silvio Raffo, il manierista
colorato.